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Lavorare come coach o trainer interculturale per agenzie di relocation

In questo post condivido la mia esperienza di coach e trainer interculturale per agenzie di relocation.

Molti di voi sanno che una fetta dei miei clienti di coaching e la totalità dei miei clienti di formazioni interculturali, mi arrivano dalle cosiddette “agenzie di relocation“. Ce ne sono tantissime in tutto il mondo, alcune hanno sedi in vari paesi, e possono essere una fonte preziosissima di lavoro.

L’intento di questo post non è però di suggerirvi nomi. Di agenzie ne trovate a bizzeffe con una semplice ricerca in internet, e il fatto che io lavori con alcune specifiche non è garanzia che vadano bene anche per voi. La scelta del coach o trainer interculturale per agenzie di relocation dipende da tanti fattori, non in ultimo i paesi nei quali avete vissuto – sono anche questi che fanno di voi gli esperti.

Il mio lavoro con le agenzie è infatti sempre partito dai paesi in cui ho vissuto. Poi, in alcuni casi, si è sviluppato sulla base della relazione che ho creato con loro, e mi è successo di essere chiamata per formare anche su culture che ho conosciuto da lontano o dove ho vissuto tanto tempo fa. Vi do alcuni dati, completati dal post che ho scritto qui, con la speranza che il tutto vi possa essere di qualche utilità.

Delle sei agenzie con cui ho lavorato e lavoro (perchè per alcune ho lavorato solo una volta, altre continuano a mandarmi clienti), nessuna mi è arrivata perchè l’ho contattata direttamente. I casi in cui ho fatto io battage, mandando il mio curriculum e la classica lettera di accompagnamento, non si sono mai trasformati in opportunità professionali.

Le agenzie con cui lavoro mi hanno trovata in diversi modi, primo tra tutti il passaparola. In tre casi persone che già lavoravano per quelle agenzie hanno suggerito me per un lavoro che loro non potevano coprire; due agenzie mi hanno trovato attraverso LinkedIn, e una mi ha contattata quando mi ha vista sulla lista dei partecipanti a una conferenza internazionale, e mi ha intervistata di persona durante la conferenza. Quindi, per quanto mi riguarda, questi tre canali sono importantissimi:

  •  il passaparola, che altro non è che il far rete, visto che se riusciamo a costruire rapporti solidi e di stima, aumentiamo le possibilità che la gente si ricordi e parli di noi;
  • LinkedIn, il social migliore, direi l’unico, per professionisti, che è importantissimo perchè chi cerca personale va proprio lì;
  • le conferenze, in presenza, se possibile, ma anche virtuali, che sono sempre una fonte di visibilità incredibile.

Cosa cercano le agenzie di relocation in un trainer/coach?

Essendo queste agenzie di “relocation”, se ne deduce che offrano servizi a chi si sposta a destra e sinistra nel mondo. Più esperienza avrete nel campo della mobilità, più aumenterete le chances di venir scelti.

Le certificazioni sono importanti! Una delle agenzie con cui lavoro di più e da più tempo, mi aveva detto, durante l’intervista iniziale, che una delle certificazioni che avevo recentemente ottenuto per loro era già una grandissima garanzia. Se siete coach, non stupitevi se vi chiederanno prova dell’accreditazione ICF, a tutt’oggi unico corpo che garantisce una certa etica e livello di professionalità a questo onorevole lavoro.

Last but not least, le lingue: che l’inglese ben parlato sia un fattore necessario non è nemmeno il caso di dirlo. Ma dato che lavorare come coach o trainer interculturale per agenzie significa incontrare persone da tutto il mondo, parlare anche una o due lingue oltre all’inglese vi permette di andare incontro ai vostri clienti in modo più completo. E questo è molto apprezzato dalle agenzie.

Non è tutta una passeggiata

Lavorare per delle agenzie di relocation non è, come uno potrebbe immaginare, una strada tutta in discesa. Scordatevi lo scenario in cui l’agenzia vi manda il cliente e voi fornite il programma di coaching o la formazione interculturale e arrivederci. Far parte del pool di un’agenzia significa:

restare sempre in contatto: il lavoro con l’agenzia, infatti, non si esaurisce nel fornire il servizio. Implica anche partecipare ai webinar che propongono, mantenere i contatti informando dei vari spostamenti sul globo, rispondere ad eventuali sondaggi, stare al passo coi cambiamenti di procedure e con l’aggiornamento dei materiali. In alcuni casi, bisogna aggiornare le proprie credenziali sostenendo un vero e proprio esame ogni anno;

– lavorare alacremente prima, durante e dopo il programma. Questo significa essere reattive all’istante, rispondere subito quando ci viene proposto qualcosa, essere disponibili con il cliente nel modo più completo, mantenere il contatto con il vostro manager di programma per affinare tutti i dettagli del servizio. Bisogna sempre fare un follow-up immediato, fornendo quanto viene richiesto in tempo reale, e restando a disposizione del programme manager anche diversi giorni dopo il programma/servizio per eventuali chiarimenti che questo/a richieda.

– significa essere brave, fornire performance professionali e il più possibile rispondenti a quelle che sono le aspettative dell’agenzia, che le trasmette al cliente, e questo implica un sacco di lavoro, che non penso di dovervi spiegare.

A seconda delle vostre situazioni personali e professionali, lavorare come coach e formatori interculturali per agenzie di relocation può rivelarsi la scelta più azzeccata. Spero di avervi dato un po’ di motivazione in questo senso 😊

Claudia Landini
Ginevra, Svizzera
Maggio 2021

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