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Tiananmen Square trent’anni dopo: i miei ricordi

Inizio ad essere un’anziana signora che ha ricordi che risalgono a decadi fa 🙂 Qui quelli su Tiananmen Square.

Mi fa un certo effetto pensare che ero già adulta durante eventi storici che hanno marcato la nostra convivenza su questo pianeta. Il Sudan è in testa alle notizie in questo momento. Ricordo che trent’anni fa, quando ero pronta per raggiungere Giorgio in Sudan, il mio volo è stato cancellato a causa del colpo di stato di Bashir. Lo stesso Bashir che recentemente è stato finalmente estromesso dal potere. Oggi sono passati trent’anni dagli eventi di Tiananmen Square, e ho voglia di raccontarvi come l’ho vissuta io.

Mi vergogno un po’ a dirlo, ma in quel periodo stavo lavorando come interprete per una ditta che fabbricava armi. Ripensandoci oggi mi chiedo come questo sia potuto succedere. L’unica risposta che trovo è che avevo un disperato bisogno di soldi. Stavo lanciando la mia carriera ed ero povera in canna.

Ad ogni modo, l’esperienza è stata incredibile sotto molti punti di vista. In particolare per ril fatto che traducevo per una delegazione di cinesi che si tratteneva due settimane. Si erano portati un interprete, un giovane della mia stessa età che parlava molto bene inglese. Anche lui, come me, sembrava più interessato alle relazioni umane che ai macchinari infernali che ci circondavano.

Siamo diventati amici. Mi ricordo che mentre gli operai in tuta blu facevano le loro dimostrazioni, e i suoi capi in giacca e cravatta osservavano tutti concentrati, io e lui chiacchieravamo fitto e ci raccontavamo come si viveva in Cina e in Italia.

In quei giorni montava la tensione per la protesta in Tiananmen Square. Non c’era ancora internet, e ricordo che aspettavo con ansia di uscire dal lavoro per accendere la radio e scoprire cos’era successo.

Poi sono cominciate a filtrare le terribili notizie che tutti conosciamo. Morti, feriti e il famoso coraggioso ragazzo che ha fermato il carro armato in piena piazza.

Era evidente che il mio amico (ne ho scordato il nome ma tutto il resto me lo ricordo benissimo) stava vivendo un dramma interiore potente. Dalla TV del suo hotel vedeva tutto quello che il governo cinese nascondeva accuratamente al suo popolo. Era sconvolto.

La mia comprensione interculturale all’epooca era piuttosto limitata. Un giorno l’ho dunque invitato a manifestare contro il governo cinese. Io avrei raggiunto quella sera in Piazza Cairoli un gruppo di pacifisti che facevano un sit-in in solidarietà con Tiananmen Square. Mi sembrava appropriato che anche lui si unisse alla comitiva.

Io nell’89

E’ stato solo quando non l’ho visto arrivare che qualche barlume si è acceso dentro di me. Mi son detta che forse avevo esagerato nell’invitarlo.

E invece il mio bell’amico mi ha stupita: il giorno dopo, quando ci siamo ritrovati sul lavoro, mi ha detto un po’ agitato che era venuto, ma ci aveva messo del tempo a trovare la strada ed era arrivato quando tutto stava finendo!

E’ stato molto importante per me vivere i fatti di Tiananmen Square attraverso i suoi occhi, e ancora di più leggere i suoi racconti quando, dopo essere tornato in Cina, per un paio d’anni ci siamo scritti lunghe lettere e scambiati fotografie. Per lui l’esperienza è stata sicuramente ancora più forte. Mi raccontava che a casa era come se nulla fosse successo: nessuno sapeva niente delle vittime, dei feriti e delle proteste. Il fatto di aver visto quello che realmente accadeva, deve avergli provocato una spaccatura interna e una crisi di valori le cui proporzioni io allora faticavo sicuramente a capire.

Oggi, trent’anni dopo, penso a lui e a come io sia stata fortunata a incontrarlo proprio in quel momento. Chissà che fine ha fatto. Quando torno in Italia cerco le lettere che ci siamo scritti e le foto che mi ha mandato, e ve le faccio vedere. Un altro pezzo di vita intrecciato alla storia.

Claudia Landini
Giugno 2019

Foto principale di Derzsi Elekes Andor, Creative Commons

 

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