Single Blog

Quando non sappiamo qual è la prossima destinazione

Un aspetto stressante della vita mobile è il non sapere quale sarà la nostra prossima destinazione.

C’è tutto un mondo di sentimenti e dettagli pratici legati all’idea della “prossima destinazione”. E il sollievo che si prova quando finalmente se ne ha una è immenso. Mi è successo ieri, quando mio marito mi ha confermato che andrà a lavorare a Jakarta, dopo mesi di attese, giri virtuali del mondo, speranze, delusioni, e tentativi di proiettarsi in un futuro che non riuscivano a vedere più in là di quest’estate.

La gioia e il sollievo che ho provato di fronte alla notizia mi ha fatto venir voglia di condividere alcuni dei tipici momenti che gli espatriati attraversano quando si avvicina la fine del contratto, o quando questo è già finito e ancora non c’è una destinazione in vista.

Il sentimento d’incertezza che circonda il futuro

E’ il primo e più ovvio. Credo che a nessuno piaccia non sapere a lungo dove passerà il prossimo anno (o anni). Questioni pratiche a parte (sarà in un clima caldo o freddo? che lingua dovrò usare per vivere nel nuovo posto? quanto sarà distante dal mio paese? quanto costerà volare avanti e indietro? e così via), va considerato che il posto dove viviamo è fondamentale per i nostri progetti. E dato che i miei progetti per me sono molto importanti, ho bisogno di sapere come e quando potrò continuare a svilupparli o a lanciarne di nuovi, e non posso farlo se non so dove vivrò nei prossimi mesi. Fino a che non si ha una destinazione futura, si vive in una bolla sospesa in aria, e a seconda di quanto si è avventurosi o flessibili, si può andare da una forte eccitazione a una grande depressione.

Il problema dei bambini

Se si hanno bambini in età scolare, c’è la preoccupazione di avere almeno un posto dove fargli cominciare il nuovo anno scolastico. E lasciate che vi dica che questo fa tutta la differenza del mondo. Sapere che da settembre non dovrò più preoccuparmi della scuola e del calendario scolastico mi riempie di un senso infinito di libertà, che è il solo antidoto alla sensazione di perdita che provo quando penso che presto mi si svuoterà il nido.

Le domande della gente

In genere poi la gente non aiuta granchè quando non ci sono nuove destinazioni in vista. L’ho scritto molto chiaramente nella mia Fatidica 3 : sembrano pervasi da un’incontrollabile urgenza di sapere dove andrai dopo, e quella che è sicuramente una genuina espressione di amore e interesse nei tuoi confronti, può trasformarsi nle tuo peggior incubo quando ti viene chiesto e richiesto “e poi dove andate? avete già una destinazione?”. Vi assicuro che una delle mie più grandi soddisfazioni nella vita è poter rispondere: “SI’. Andiamo in Indonesia“:

 

Ci si sente di nuovo protagoniste

C’è un altro aspetto meraviglioso. Quando arriva finalmente il SI’ finale, quando l’ultima firma è stata messa sul contratto, quando si può cominciare a giocare con i giorni e a fare piani per i mesi a venire, ci si sente finalmente come se il mondo avesse riconosciuto la nostra esistenza e ci avesse preso in considerazione. Il sentimento di impotenza che si prova man mano che passano i mesi e non arriva nessuna proposta può essere davvero devastante. Ovviamente siamo fortunati e possiamo permetterci il privilegio di aspettare perchè abbiamo abbastanza mezzi per vivere senza lavorare per un po’, ma se l’attesa per una nuova destinazione si trascina a lungo,  bisogna ricorrere a tutto il nostro ottimismo e alle lezioni apprese da esperienze passate per evitare che l’autostima ci vada sottoterra.

Giro virtuale del mondo

L’altro aspetto che trovo stressante sul lungo periodo è il giro virtuale del mondo che si fa quando si applica a una posizione e si pensa di avere ragionevoli chance di ottenerla. Quello che mi succede è di sentirmi immediatamente proiettata in quel paese, ne cerco informazioni (cominciando sempre dalla qualità della connessione internet), e sviluppo una specie di attaccamento. Quando mi dicono che non se ne fa nulla devo chiudere quel capitolo, e lo faccio sempre con un po’ di tristezza perchè il mio rapporto con il paese ospitante comincia nel momento in cui si presenta l’offerta di lavoro.

E’ per questo che con l’Indonesia mi sono rifiutata di scrivere anche solo Jakarta in google. Mi sono imposta di non raccogliere informazioni, non guardare com’è il clima o quanto ci vuole per volare fino a là, e se incontravo qualcuno che ci ha vissuto, evitavo accuratamente di parlare del paese.

E adesso vi lascio perchè ho un sacco di cose da scoprire 🙂 Ah, tra l’altro il secondo nome della mia gatta, che le è stato dato dai miei vicini che non riuscivano a pronunciare il complicato Grigiotta, è Jakarta. Avrei dovuto prenderlo come un segno.

 

Claudia Landini
Aprile 2014
Foto: Pixabay

Comments (0)

  1. I don’t know, Paola… actually now that our future is clearer, I feel like I have more mental time to enjoy the last things I want to do in Jerusalem. For me it’s more a state of mind – knowing that we all have our destinations and that Giorgio has a long-term contract puts me in a good disposition. Anyway, I also don’t want to find out too much beforehand, just the necessary practical details. See you in Bali!

  2. Grazie mille Dorotea, sei gentilissima. Ti auguro davvero che la prossima destinazione si definisca presto. C’è comunque un che di eccitante all’idea di avere così tante opzioni aperte…ti fa sentire collegata col mondo in un certo senso…sapere che potenzialmente potresti trovarti a vivere in così tanti posti dà un po’ di frastornamento positivo, non trovi? Fammi sapere appena avete chiarezza. E ora vedo, mi hanno già collegato con varie persone che vivono a Jakarta, se dovessi avere bisogno di info in più ti faccio sicuramente sapere, e ti ringrazio ancora. Auguroni!

  3. Claudia, I can understand your feelings so well…but the problem with knowing your destination is that you stop living HERE and start living THERE, at least mentally. Clearly, it’s natural to be concerned anout where you will actually live, but once that’s sorted, most things (I hope!) will fall into place ‘sur place’. I am doing my best to find out as little as I can about Ghana, because suddenly there seems to be still so much to do and see in Dhaka!

  4. Ciao Claudia,
    ti capisco perfettamente. Io ora mi trovo ancora nella fase precedente. Il contratto di mio marito a Perth e’ in scadenza ed e’ cominciata la ridda o il circo delle possibili future destinazioni attorno al globo.
    Frustazione, esaltazione, delusione, curiosita’, timore, dubbi, esasperazione sono le emozioni che si alternano giorno dopo giorno.
    Anch’io non ho piu’ l’assillo della scuola dei figli, ma (non vorrei dirtelo) preferivo prima, nonostante tutto il grande affanno per gestire i cambi di scuola, al presente del “nido vuoto” .
    Sono stata in Indonesia 3 volte nell’ultimo anno e mezzo, seguendo gli spostamenti di lavoro del consorte. In tutto circa 2 mesi a sud di Sumatra, e in uno dei viaggi ci siamo fermati brevemente anche a Jakarta. Non ti posso dire niente della citta’ perche’ il poco tempo che ci sono stata non mi permette di avere un’opinione attendibile. Conosco pero’ delle signore qui a Perth, che ci hanno vissuto. Se hai bisogno di informazioni posso provare a recuperarle attraverso loro.
    Jakarta e’ anche una delle nostre possibili future destinazioni, insieme al Kazakistan, Polonia, Canada, USA, Nigeria, Penisola Arabica……
    Ti diro’, anch’io da un po’, per scaramanzia, evito accuratamente di documentarmi sulle varie destinazioni che rimbalzano in casa mia, perche’ la delusione di dover accantonare, archiviare, rinunciare a qualcosa che gia’ prende la forma di un progetto o di un programma nella mia testa e’ uno stress in piu’ da smaltire.
    Ti auguro tante buone cose in Indonesia, la gente e’ molto friendly, questo te lo posso confermare, il costo della vita nn dovrebbe essere alto, la cucina e’molto buona, ricca e suuuper hot.
    Good luck
    Dorotea

claudialandini.it © Copyright 2018-2021