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L’Arabo del Futuro, un fumetto da non perdere

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L’Arabo del Futuro, il fumetto autobiografico di Riad Sattouf, è una festa per gli occhi e per il cuore.

Qualche tempo fa una mia cara amica francese mi ha consigliato L’Arabo del Futuro, un fumetto che stava leggendo quando è venuta a trovarmi a Ginevra. Era sicura che mi avrebbe deliziata. Ho deciso di tuffarmici in francese. Speravo che il genere sarebbe riuscito a vincere la mia riluttanza verso la lettura in questa lingua, unica di quelle che parlo con la quale fatico a immergermi nelle parole scritte da altri.

Sono stata felice della scelta. Leggere L’Arabo del Futuro in lingua originale ha aggiunto genuinità a una storia che uno sente vera da subito. E che storia! Riad Sattouf è nato in Francia negli anni ’80 da madre francese e padre siriano, professore alla Sorbona. Nei primi quattro tomi lo vediamo vivere per un breve periodo in Libia, poi qualche anno in Siria, e infine rientrare in Francia, con occasionali puntate nel villaggio siriano dove risiede tutta la famiglia del padre.

Una storia che contiene dunque temi forti e, naturalmente, molto cari al mio cuore. L’espatrio, innanzitutto. E non solo quello di lui, piccolino dai riccioli d’oro. Anche quello di sua madre, moglie al seguito prima in Libia e poi in un piccolo villaggio siriano degli anni ’80. E quello del padre, convinto arabista e felice di portare moglie e prole nell’ambiente culturale in cui è cresciuto e di cui va così orgoglioso.

l'arabo del futuroL’incontro e il continuo negoziare tra le due diverse identità dei genitori, in un contesto a Riad sconosciuto, è l’altro tema costante della storia. Storia appassionante proprio per il continuo spostarsi di punti di vista. Conosciamo la Siria dell’epoca attraverso gli occhi del piccolo Riad, che guarda con stupore e senza giudizio tutto quello che lo circonda. Senza naturalmente capire perchè viene chiamato “ebreo” con crescente disprezzo dai suoi coetanei.

Attraverso la sua esperienza nel relazionarsi con l’ambiente, ci avviciniamo in maniera naturale e piena di umorismo alla cultura siriana. Al contempo assistiamo alle pene del processo di adattamento di un bambino così fisicamente diverso dal contesto in cui è immerso, e di tutti gli stereotipi e discriminazioni a questo legati.

Sono però anche gli occhi dei genitori che ci restituiscono una cartolina di come questo espatrio per la madre e rimpatrio per il padre giochino sulle relazioni di tutta la famiglia. Il piccolo Riad assiste confuso al rapporto della madre con il paese del padre, e a quello del padre con la Francia. Ma è proprio in questa confusione priva di giudizio che arriviamo a leggere la vera essenza della complessità nell’incontro tra diverse identità, e nel forgiarsi di nuove. Riad guarda alla Libia, alla Francia e alla Siria con la stessa smaliziata curiosità. Così facendo ci restituisce una lettura della sua realtà assolutamente genuina e di un’immediatezza che lascia spazio all’ironia e al sorriso.

E questo nonostante le sue vicende siano piuttosto tragiche. Il suo vissuto di bambino tiranneggiato, sottoposto alla crudeltà dei coetani e all’ottusità di certi professori, ma anche vicende decisamente più serie, concentrate, queste, nel tomo quattro, che è l’ultimo che ho letto.

Io che non amo molto il genere fumetto, mi sono lasciata conquistare dal tratto semplice ma così accattivante di Sattouf. Plasma i suoi personaggi modificandoli quando necessario e adattandoli al passare del tempo, con pochi accorgimenti grafici che ce li restituiscono vivi, veri. Splendida ad esempio la figura della nonna paterna. Sublime la scena in cui usa la lingua per togliere un bruscolino dall’occhi di Riad.

Consiglio di cuore questa serie non solo a chi è interessato a vite intrecciate a diverse culture e vuole capire cosa provano i nostri figli e figlie in espatrio, ma a chiunque voglia aprirsi a nuovi vissuti e lasciarsi toccare il cuore da un’infinita tenerezza.

 

Claudia Landini
Agosto 2019

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