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La storia tragicomica delle ceneri di mia sorella

Come spesso ho raccontato, mia sorella Elena ci ha lasciati nel ’97 mentre io vivevo a Brazzaville, Congo. Quella che non vi ho ancora raccontato è l’epopea delle sue ceneri.

 

Quando Elena è mancata, mia madre ha subito messo in chiaro che l’avrebbe fatta cremare e avrebbe poi messo le ceneri nel loculo accanto a quello in cui riposa mio papà. Un paio di anni dopo, però, ha cambiato idea: la voleva con sè, voleva riportarla nella stanza in cui Elena dormiva quando era in vita. E così fece. Firmò un documento nel quale si impegnava a prendersi cura delle ceneri di mia sorella, e se le portò a casa.

Col tempo ci siamo abituati a vedere la cassettina di legno con la foto di Elena che ci guardava dall’alto del mobile davanti al letto di mia madre. Mia madre era contenta, e gli anni son passati.

Il primo “intoppo” è arrivato quando mia madre ha seriamente cominciato a star male: abbiamo dovuto procurarle un letto da ospedale che entrava solo nella stanza della badante. Quindi le due signore han fatto il cambio stanza, e Maria, un’energissima settantenne dell’Ecuador, si è messa a dormire nel letto di mia madre.

Dopo qualche giorno però, la telefonata: aveva bisogno di parlarmi. Quando sono arrivata da mia mamma (in quel periodo vivevo a Jakarta, ma ero in Italia in vacanza) lei mi ha guidato perentoria verso la stanza che stava occupando, e mi ha indicato le ceneri di mia sorella, davanti alle quali aveva teso un asciugamano a guisa di tenda (con non poche difficoltà). Con aria angosciata mi disse che lei proprio non ce la faceva a dormire nella stessa stanza con quella cassettina.

Fin lì il problema era facilmente risolvibile: abbiamo spostato le ceneri nella stanza momentaneamente occupata da mia mamma, dando sollievo all’angosciata badante.

Il guaio vero è cominciato quando abbiamo messo mia mamma in casa di cura, e abbiamo dovuto svuotare il suo appartamento per venderlo. La questione delle ceneri di Elena si è presentata puntuale. I miei fratelli non avevano spazio per tenerle, io non ci tenevo particolarmente. Mi sono dunque informata per come fare a riportarle nel posto originale, e naturalmente ci voleva la firma di mia mamma. Lei era già in preda alla demenza senile, e mio fratello non era ancora diventato amministratore di sostegno, quindi le ceneri me le sono prese io e le ho sistemate nella casa di Milano dove teniamo tutti i ricordi.

Questa cosa però, pur non perdendoci il sonno, non mi lasciava tranquilla: anche se sono ancora giovane e pimpante, un giorno mancherò anch’io, e cosa se ne faranno i miei figli delle ceneri di una zia che purtroppo neanche ricordano?

La soluzione è arrivata dalla mia adorata cugina, che da quando ho perso Elena è subentrata e diventata ancora meglio di una sorella: saremmo andate alla mia casa in Toscana e avremmo fatto una festa in memoria per Elena, brindando e condividendo i ricordi (“finchè ancora li abbiamo“, così si è espressa), e terminando la cerimonia spargendo le ceneri nel bosco.

Ricordo ancora la faccia del meccanico quando ha visto la cassettina con le ceneri di mia sorella nel portabagagli della mia macchina: gliela dovevo lasciare prima di partire perchè faceva il solito rumore sospetto, ma avevo già piazzato le ceneri in macchina, ed era fuori questione che me le portassi a casa a piedi, pesavano troppo.

Comunque, in qualche modo, siamo arrivate in Toscana, e mentre mia cugina si occupava di dettagli come i cuscini sui quali sedersi al tramonto per ricordare insieme, e le lanterne cinesi da far volare in cielo in onore di Elena, io studiavo la cassettina con le sue ceneri, per scoprire che era completamente piombata, e quindi impossibile da aprire.

L’altra possibilità a quel punto era di sotterrarla: ci saremmo alternate a scavare una bella buca, e l’avremmo infilata lì.

Dopo una notte insonne passata a informarsi su tutto quello che riguarda la gestione delle ceneri dei defunti in Italia, mia cugina davanti al caffè decretò quanto segue:

  • la cassettina non si può sotterrare perchè inquinerebbe la terra (ci mancherebbe)
  • non si può aprire, per i motivi sovraesposti
  • le strade che restano sono dunque:
    • tenerla per sempre con me
    • riportarla di fianco a suo papà, affrontando la trafila burocratica
    • chiedere il permesso di aprirla (e farsela aprire) e di spargere le ceneri

Avevo quindi deciso di riportarla di fianco al papà, quando è arrivato il COVID. Che purtroppo ha aggiunto un’altra urna di ceneri a quella già esistente. Proprio questo, però, mi ha dato l’occasione di parlare a lungo con un impiegato comunale a proposito della gestione e smaltimento delle ceneri. Mi ha spiegato che le regole italiane in fatto di spargimento delle ceneri si stanno allentando, e che i comuni concedono sempre più spesso la possibilità di disperderle in luoghi privati.

Ho cominciato a immaginarmi una bella festa nella mia casa in Toscana, con tutti gli amici e persone care che non hanno potuto salutare mia madre, perchè non c’è stato funerale, e tutti insieme spargiamo le ceneri di Elena e della mamma in quel luogo così bello. Per il momento questo resta nella mia immaginazione, e non sarà facile concretizzarlo. Le ceneri di mia madre sono con uno dei miei fratelli che vuole tenerle con sè, quelle di Elena nello scannafosso della mia casa toscana.

Questo mese su Expatclic abbiamo parlato di Cimiteri e Riti Funebri nel Mondo, e tra le altre abbiamo discusso di cosa ci piacerebbe fosse fatto con le nostre spoglie mortali. La quasi unanime risposta è stata “cremazione e poi i miei fanno quel che vogliono“. Ecco, quando penso alla vicenda delle ceneri di Elena, non posso fare a meno di osservare che non è sempre così semplice. Il peso emotivo in relazione alle ceneri varia tantissimo da persona a persona. Per alcuni è importante continuare ad averle fisicamente con sè, altri si sentono felici affidandole al vento. Insomma, il processo richiede comunque riflessioni, decisioni e azioni che non sono sempre facili.

Avevo cominciato questo post, ironicamente, il 25 febbraio del 2020. L’ho ripreso adesso proprio perchè volevo condividerlo con la mie donne di Expatclic, e nel frattempo c’è stato l’attacco della Russia sull’Ucraina, quindi parlare di queste cose allo stato attuale mi lascia una sensazione di non senso. Forse, alla fine, tutto quello che resta, sempre, sono il ricordo e l’amore per chi ci ha lasciato, e che, ceneri o non ceneri, continua a vivere dentro di noi.

 

Claudia Landini
Ginevra, Svizzera
Marzo 2022
Foto principale ©SilviaTavecchio
Le altre sono mie

 

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