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La conferenza più bella del mondo

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La conferenza della Families in Global Transition a cui ho partecipato – ormai lo sanno anche i sassi – dal 10 al 12 marzo ad Amsterdam, è passata in un soffio. Mi porterò dentro per sempre il suo ricordo e l’atmosfera unica di quei tre giorni.

Ho incontrato tantissime belle persone, ho ascoltato nuove idee, mi sono ispirata, ho comprato un sacco di libri interessanti, e ho fatto parte di un panel d’eccezione, con donne che ammiro da sempre.

Ho anche potuto parlare con orgoglio di Expatclic, sia nella kitchen table conversation che ho tenuto, che in maniera generale con i partecipanti della conferenza. Ma soprattutto, e questa è la cosa più importante, per tre giorni ho potuto relazionarmi con chi mi circondava, senza il bisogno di spiegare nulla. La vita mobile, con la sua ricchezza, complessità, implicazioni e sfumature, era la vera protagonista della conferenza.

Dato che mi avete appoggiata con entusiasmo prima e durante l’evento, voglio condividere con voi alcuni momenti, sentimenti ed emozioni della conferenza.

Christopher O’Shaughnessy ha aperto la conferenza con un discorso meraviglioso. Ci ha prima catturati facendoci ridere per trenta minuti senza interruzione, per poi trasmettere il suo importante messaggio. Ci ha fatto cioè riflettere su come il nostro mondo si stia pericolosamente avviando verso un vuoto globale di empatia, caratterizzato dall’aspetto usa e getta dei rapporti umani, sviliti dalla comunicazione via schermo. E ci ha lasciato con un messaggio di speranza: noi espatriati, che dobbiamo per forza di cose convivere con la vulnerabilità e l’impotenza quando arriviamo in nuovi paesi e non conosciamo niente, siamo in una posizione privilegiata per capire cosa prova chiunque debba lasciare il suo paese e la sua casa. Abbiamo dunque il dovere di usare la nostra esperienza per contribuire a un mondo migliore.

Foto ©CristinaBaldan

Lo stesso giorno c’è stata la kitchen table conversation su “Cosa ha funzionato in 11 anni di Expatclic”. E’ venuta un sacco di gente di tutte le nazionalità, sia donne che uomini, interessatissimi a Expatclic. Tutti a prendere appunti mentre parlavo, e farmi un sacco di domande. Abbiamo anche fatto una piccola attività inventata dalla sottroscritta per rompere il ghiaccio.

La prima sera sono andata con un gruppo di partecipanti a un ristorante italiano. Prima della conferenza, quando mi ero presentata sul gruppo Facebook della FIGT, e avevo spiegato che vengo dal Bel Paese, c’era stata un’esplosione di entusiasmo e molti partecipanti (italiani o che parlano italiano) avevano deciso di ritrovarsi per cena. Mi ha fatto un piacere pazzesco vedere il concetto dietro a Expatclic funzionare così bene nella pratica. Al nostro tavolo quella sera c’erano persone di tante nazionalità – italiane, spagnole, francesi, americane, polacche… – e comunicavano in italiano. Questo è ciò che facciamo su Expatclic: non importa la nazionalità, ragioniamo in termini di lingue che siamo capaci di usare per comunicare.

E’ stato un enorme privilegio incontrare tante persone con le quali ho lavorato o con cui ero entrata in contatto virtualmente in passato, voglio presentarvele:

Magdalena Zilveti Chaland è una psicologa e coach franco-boliviana che vive nella Bay Area, in California, e che ha scritto tanto per Expatclic. Potete leggere i suoi articoli qui e qui e qui. L’ho vista all’improvviso mentre beveva un caffè nella hall della conferenza, ed è stato emozionantissimo.

Ute Limacher-Riebold di Expat Lounge ci aveva scritto per farci i complimenti per Expatclic, e avevamo chiacchierato un po’ via mail. Lei è un’incredibile mistura di esperienze culturali e parla benissimo tutte le lingue!

Ana McGuinley aveva scritto un articolo per noi, e quando ha pubblicato il suo “Parental Guide: Long Distance Care for Aging Parents”, ce ne ha mandata una copia da leggere e recensire su Expatclic. E’ stato emozionante vederla di persona (tra l’altro è bellissima!!!) e chiacchierare un po’.

E’ stato anche incredibile incontrare parte dello staff di Femmexpat, il più grande sito web per donne francofone, con il quale avevo brevemente collaborato prima che il lancio di Expatclic mi assorbisse completamente. Sabine e Alix erano alla conferenza, ed è stato un grande piacere confrontarci sulle nostre esperienze d’espatrio, sull’Italia (dove Alix ha vissuto qualche anno), sui rispettivi siti.

Ho incontrato anche Olga Mecking, di The European Mama, che aveva scritto un articolo per noi, e Sara Coggiola, una splendida donna italiana che mi aveva contattata tramite Expatclic per un consiglio sul coaching e sul training interculturale. Sara è anche parte di un gruppo che ha frequentato la formazione interculturale di Anne Copeland, in diversi momenti, e che si è riunito alla FIGT.

Le “ignite sessions” sono state il pezzo forte del secondo giorno, per me. Non avevo mai visto un tale formato di presentazione: sei oratori avevano esattamente 6 minuti e quaranta secondi, ritmati da 20 diapositive, per presentare il loro tema. Tutti gli argomenti sono stati molto stimolanti e interessanti, ma in particolare mi hanno catturata Emmy McCarthy, fondatrice di Amsterdam Mamas, con il suo discorso su come creare un villaggio globale, e Stephen Davies, uno psicologo inglese che vive in Olanda e che ci ha introdotti al concetto di depressione post-partum dei padri. Sono stata molto grata a Jodie Hopkins che ha parlato del suo lavoro con i rifugiati – in generale mi sarebbe piaciuto che durante la conferenza si parlasse di più dell’attuale tragedia dei rifugiati.

Ho poi conosciuto tantissima gente nuova, sarebbe troppo lungo parlarvi di tutti, voglio però menzionare un’interessantissima donna spagnola, Laia Colomer Solsona. Laia è un’archeologa, e durante una presentazione sui Third Culture Kids, ha fatto un intervento in cui ha dato risalto all’importanza degli oggetti in una vita mobile. Dopo l’ho cercata, perché volevo farle vedere il risultato della nostra ronda di “oggetti transizionali”, ma non l’ho trovata. Sicuramente mi riconnetterò online.

Sabato Melissa Dalton-Bradford ha profondamente commosso il pubblico condividendo la sua storia d’espatrio e la terribile perdita del suo primogenito di 18 anni, mentre la famiglia, americana, si stava spostando da Parigi a Monaco. Melissa è una donna incredibile per molte ragioni, e durante la sua generosa presentazione ha condiviso cos’ha imparato durante questa tragica esperienza, e il perché la comunità è importante in tempi di bisogno. E’ stato un intervento molto toccante, che Melissa ha terminato cantandoci una canzone. Tutto il pubblico era scosso e grato, e io me ne sono andata con la nettissima sensazione di essere cresciuta un pochino dentro.

In realtà non me ne sono andata perché subito dopo Melissa toccava al nostro panel parlare di “Growing a Global Business with a Community” (Come far crescere un business globale basato su una comunità). Eravamo tutte ancora scosse e abbiamo fatto del nostro meglio per parlare di un argomento che ci sta moltissimo a cuore.

Colleen Reichrath-Smith e Jo Parfitt sono l’anima del progetto “Career in Your Suitcase Way”. Dopo averlo introdotto, abbiamo tutte condiviso la nostra esperienza nel gestire comunità. Ho provato un profondo senso di gratitudine per le donne del panel, per l’instancabile lavoro che da anni portano avanti per aiutare l’identità professionale delle donne espatriate, e per aver offerto loro strumenti pratici ed efficaci. Colleen e Jo con il loro concetto di carriera portatile, Emmy con il suo Amsterdam Mamas, un progetto sviluppato intorno a una calda comunitè di madri espatriate in Olanda, Louise Wiles con il suo Thriving Abroad, e Jacinta Noonan con il suo innovativo approccio al coaching. Non c’è niente di più bello che condividere la passione per la vita mobile, ma soprattutto per il fatto di averla usata per costruire qualcosa di significativo e importante per gli altri.

 

Claudia Landini
Marzo 2016
Foto ©ClaudiaLandini, ©CristinaBaldan e ©SaraCoggiola

Comments (2)

  1. Carissima Cristina, sei sempre così carina e mi incoraggi tanto! Che meraviglia che sei in Iran e che anche Livia c’è stata! Speriamo prima o poi di riuscire a scambiare due chiacchiere de visu e non solo su blog e FB…ho conosciuto la tua cagnolina a Milano, e visto Alfio ma molto rapidamente…son sempre di corsa che barba!!!

  2. Ciao Claudia, che bel post! Lo sto leggendo dall’Iran dove sono a casa di amici che hanno ospitato Livia quando ha studiato qui. Un viaggio che mi ha fatto conoscere un paese straordinariamente ospitale, generoso e sicuro. Leggendo quello che hai scritto ti ho apprezzata ammirata e anche un po’ invidiata. Sarebbe meraviglioso se anche i miei colleghi psicoanalisti mettessero in quello che fanno lo spirito che metti tu in quel che fai. Un abbraccio affettuoso Cristina

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