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Guidare a Jakarta: un’avventura senza fine

guidare a jakarta

Le mie amiche qui a Jakarta mi ammirano perchè guido la mia macchina in questa folle città, dove la maggioranza di espatriati usa un autista. Ma non sanno quello che c’è dietro…

A parte me e mio marito, ho conosciuto solo un’altra signora, che vive qui da più di dieci anni, che ha il coraggio di guidare a Jakarta. Alcuni uomini espatriati guidano le moto, ma uno straniero al volante è una cosa molto rara.

Sono orgogliosa di aver superato la paura che mi attanagliava all’inizio non solo per il fatto che il traffico a Jakarta è un mostro a più teste (e braccia) e bisogna sempre essere straconcentrati quando si guida, ma anche e soprattutto perchè ho dovuto imparare a guidare dall’altra parte e con il volante sulla destra.

Ce l’ho fatta, e adesso, ogni volta che arrivo a un evento o a casa di qualcuno, mi diverte vedere i sorrisi sui volti degli autisti delle mie amiche, ed essere accolta dal loro applauso quando entro in casa. Quello che loro non sanno, però, è cosa c’è dietro al mio arrivo trionfale…

Innanzitutto: l’indirizzo. Quando vado in un posto per la prima volta, appena mi danno l’indirizzo, lo metto in google maps: nove volte su dieci, non lo trova.

Mi dà invece altre opzioni, che contengono parte dell’indirizzo originale più altre cose tipo “Pangeran“, “Kramat Pela“, o altri termini sconosciuti e terrificanti. Chiedo più dettagli, e quando penso di aver localizzato il posto, parte la preparazione. Prima di uscire a guidare a Jakarta controllo di avere con me quanto segue:

  • l’indirizzo scritto chiaramente in stampatello in caso debba mostrarlo a qualcuno se mi perdo
  • il mio telefono, per accendere google maps che mi guiderà (si spera) direttamente al posto
  • il cavo per ricaricare il telefono in macchina in caso mi perda e consumi tutta la batteria (che ovviamente quando lascio casa è sempre carica al 100%)
  • il cavo per ricaricare il telefono nel posto in cui arrivo
  • un caricatore portatile, in caso il cavo della macchina non funzioni e io dimentichi di mettere il telefono in carica nel luogo d’arrivo
  • una mappa di Jakarta (non so leggere le mappe e tantomeno arrivare a destinazione basandomi su quello che leggo, ma non si sa mai)
  • sufficiente benzina – potrei perdermi senza ritorno e mangiarmi tutta la benzina prima di trovare un benzinaio
  • il numero di telefono di: gli amici che mi aspettano, mio marito, la sua assistente, la mia donna di servizio, la compagnia assicurativa
  • una bottiglia d’acqua
  • un libro (leggo tantissimo ai semafori)
  • occhiali da vista e da sole
  • caramelline

Capirete che parto da casa già esausta. Ma soprattutto, non mi ricordo tutto questo ambaradan quando guidavo in altre città al mondo. Dev’essere una combinazione del traffico peggiore sulla terra, la guida a sinistra, il non parlare la lingua locale, e diventare un filo più vecchietta. Quando arrivo a destinazione, però, e mi rendo conto che non mi mancano nè il coraggio nè la nonchalance per tuffarmi in questo mare di motori e ruote, mi sento di nuovo giovane 🙂

 

Claudia Landini
Agosto 2016
Foto ©ClaudiaLandini

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