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Diario di vita

diario di vita

Più passano gli anni, più fatico a legare gli eventi passati a una data precisa. Con mio marito spesso ci chiediamo: “ma quando è stato che siamo andati a…?” oppure “che anno era quello delle vacanze in Puglia?”. E non troviamo risposta 🙂 Ma una soluzione c’è…

 

Un tempo tenevo un diario di vita. Per molti anni, in effetti. Poi ho smesso, e una volta persa l’abitudine, non sono più riuscita a riprenderla. Le cose sono cambiate, scrivo molto di più online, tra blog, Expatclic, il mio sito e i siti amici. Con Skype e i social, non passa giorno che non esterni le mie emozioni e condivida quello che mi succede con amiche sparse in tutto il mondo. E’ comprensibile che il bisogno di riportare pensieri e sentimenti su carta sia passato in secondo piano.

Però mi è sempre dispiaciuto, tant’è che non ho mai smesso di portare con me il mio ultimo diario, lo mettevo in valigia ogni volta che viaggiavo, e poi lo riportavo, intonso, a casa, ovunque questa fosse.

Recentemente però mi è venuta un’idea. Ho pensato che avrei potuto registrare una sola cosa della mia giornata. Un dettaglio o qualcosa d’importante che non vorrei dimenticare. Un evento chiave, o semplicemente un momento che mi ha resa felice o triste. Poche righe, o magari un biglietto, una carta d’imbarco, uno scontrino. Niente di troppo complicato perché non avrei il tempo di fare un vero e proprio scrapbook, ma qualcosa che mi ridia un po’ di contatto con il registrare qualcosa della mia vita, con il fissarne alcuni momenti.

Ci ho preso molto gusto, e in questa nuova forma il mio diario ha ripreso a viaggiare con me. Ogni sera, ovunque mi trovi, mi siedo con lui e ripercorro la mia giornata, scegliendo una cosa che decido di voler ricordare. E’ un esercizio interessante. Mi aiuta a non dimenticarmi mai di quanto la mia vita sia piena e felice.

Poco dopo aver cominciato questa routine, mi sono improvvisamente ricordata che quando il mio bimbo piccolo era all’asilo a Tegucigalpa, Honduras, gli facevano tenere un “cahier de vie” (in francese: quaderno di vita). Un quaderno formato A4, ogni bimbo aveva decorato il suo, e che portava a casa tutti i fine settimana, per registrare un evento che gli era successo nei due giorni lontano da scuola. La procedura era totalmente libera: si poteva scrivere, attaccare un’immagine, una foglia, fare un disegno, qualsiasi cosa piacesse al bambino.

Mi sono tornati a galla i ricordi di quando andavamo in giro durante il week-end, e raccoglievamo cose da mettere nel cahier de vie. Di quando mi sedevo con lui la domenica sera, ad incollare foglie, rametti, fotografie, e a imprimere sulla carta un momento in più nella sua vita che aveva contato. Che lui aveva scelto come importante da registrare sul suo quaderno.

A breve riusciremo a dissotterrare il suo cahier de vie da una pila immensa di scatoloni che sono in attesa di essere vagliati e risistemati. Pregusto con gioia il momento in cui lo apriremo e ci sentiremo trasportati indietro, alla nostra vita in Honduras, alla fase in cui lui era piccolino, ed essere mamma. Per me, una scoperta che si rinnovava ogni giorno.

Nel frattempo continuo a riempire il mio cahier de vie, per non negarmi il privilegio, quando sarò davvero vecchiettina, di tornare con agio ai miei bellissimi ricordi.

 

Claudia Landini
Maggio 2017
Foto: Pixabay

Comments (4)

  1. Il problema con Instagram e altri social è che oggi ci sono, domani…ne siamo così sicuri? Un diario di carta lo perdi solo se te lo dimentichi da qualche parte

  2. Che bella idea…io sono anche una grafomane, per anni ho scritto diari poi soppiantati dai blog, ora è instagram che mi regala immagini e dettagli e devo dire che lo adoro! Però scrivere, il diario di carta, è tutt’altra cosa!

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