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La demolizione di case a Gerusalemme

La demolizione di case a Gerusalemme è ormai pratica comune e quotidiana.

Nel maggio del 2013 metà della casa di alcuni vicini nella splendida zona in cui vivevo a Gerusalemme, è stata demolita dal governo israeliano. Un’esperienza terrificante che ha marcato un punto di svolta con la realtà del posto.

Lo racconto solo ora sostanzialmente per due ragioni: la prima e più ovvia è che ho lasciato Gerusalemme, e posso finalmente esprimermi liberamente; la seconda (e l’ho ripetuto fino alla nausea in queste ultime settimane) è che non si può separare quello che sta succedendo a Gaza e a Gerusalemme dalla devastante occupazione a cui i Palestinesi sono soggetti da decenni, e che li priva di ogni diritto e della dignità che dovrebbe essere garantita a ogni essere umano.

Dopo che è successo, ho scritto l’accaduto per l’antologia del 2013 di  Writers Abroad, e sono stata felice che abbiano pubblicato la storia. Oggi posso aggiungerci qualcosa, e mostrarvi come il piano che israele sta portando avanti a Gerusalemme riesca a devastare la vita delle famiglie nel giro di pochi minuti.

Questa famiglia ha vissuto su quella terra – di cui è proprietaria – per decenni. Il patriarca ha più di ottant’anni e ha vissuto cambiamenti drammatici. Ogni tanto mio marito e mio figlio gli davano un passaggio mentre andavano al lavoro e a scuola, e lui gli raccontava di com’era Gerusalemme un tempo, la sua geografia prima della fondazione d’israele, dov’erano i giordani, cos’è successo dopo il ’67 e un sacco di aneddoti e fatti legati alle varie zone di quest’affascinante città.

La mattina in cui la polizia è arrivata per demolire la casa, io dovevo dare il mio esame finale per diventare coach. Dovevo restare connessa su Skype e aspettare il mio turno. Dalla finestra di casa mia ho visto l’incubo in tutta la sua crudeltà: c’erano poliziotti letteralmente ovunque, che si assicuravano che nessuno disturbasse la demolizione, mentre gli adetti in giacchette fosforescenti svuotavano la casa, portando fuori ogni singolo oggetto, e impilandolo sullo spiazzo antistante. I ragazzini del quartiere hanno tirato qualche pietra e i soldati han risposto con proiettili di gomma, uno ha colpito alla schiena il cugino del mio padrone di casa, che tentava di proteggere i bambini.

demolizioneVoglio chiarire che dal 1967 sotto le regole israeliane, i Palestinesi non possono costruire o ampliare le loro case senza un permesso da parte del governo israeliano, anche se possiedono la terra. Su 100 richieste di permessi presentate ogni anno, solo il 5% viene accettato. Il restante 95% può scegliere di applicare di nuovo, non costruire, o costruire senza un permesso, che è la cosa che fa la maggior parte dei Palestinesi, dato che le famiglie crescono, le coppie si sposano, nascono dei figli, e c’è bisogno di alloggi.

Se salite su qualsiasi posto alto a Gerusalemme, da dove si vede una buona parte della città, vi rendete conto immediatamente che mentre Gerusalemme ovest è piena di gru e di cantieri in costruzione, la parte est è completamente morta. I soli macchinari pesanti che si muovono a Gerusalemme est sono i bulldozer che demoliscono le case. Se avete vissuto a Gerusalemme, avete sicuramente visto la macabra processione in qualche momento: due pesanti camion trasportano i bulldozer, seguiti da un paio di gipponi e in genere una macchina più piccola della polizia. Arrivano alla casa da distruggere, e vengono accolti da un gruppo di poliziotti armati già pronti, che assicurano il controllo della situazione.

I miei vicini avevano costruito un annesso alla loro casa tredici anni fa, dopo aver aspettato dieci anni un permesso che non è mai arrivato.

Sapevano che erano a rischio di demolizione, ma non hanno mai ricevuto la notifica che viene di solito mandata qualche giorno prima, e che permette alla famiglia di vuotare la casa e organizzarsi.

E organizzarsi devono per forza, dato che se i detriti della casa distrutta non vengono portati via in un paio di giorni, si prendono una multa di un paio di migliaia di dollari. Sono stati colti completamente di sorpresa, e lo stesso vale per me. Quando è finito il mio esame, mi sono unita alla grande famiglia del mio padrone di casa e alcuni membri di quella della casa da demolire, nel giardino di casa mia, da dove ho filmato tutto quanto.

Vorrei trovare le giuste parole per esprimere  il dolore e l’indignazione che tutto questo mi provoca. Conosco la famiglia e ho vissuto vicino a lei per quattro anni, quindi ovviamente la vicenda mi ha toccata in modo personale, ma questo succede ogni giorno nella Palestina occupata. Ogni colpo dei bulldozer non distrugge solo una struttura di cemento: cancella anche una cultura, un popolo, e la speranza di una coesistenza pacifica e di un mondo migliore.

Mentre vivevo a Gerusalemme, molti amici che non conoscono la situazione mi hanno chiesto perchè il governo israeliano applica questa politica di demolizione. Spero che questo post chiarisca un po’ le cose. E per favore, se siete un genitore, vi chiedo di immaginarvi i vostri bimbi davanti alla loro casa, e vedere che gliela distruggono pezzo per pezzo. Nessun essere umano dovrebbe essere sottoposto a un trauma così violento. Questo succede a Gerusalemme ogni giorno.

Eccovi un paio di video di cos’è successo quel giorno. Sono davvero spiacente per la cattiva qualità: stavo piangendo e le mani mi tremavano forte. Spero che riusciate comunque a sentire l’ingiustizia del tutto.

 

 

 

Claudia Landini
Novembre 2014
Foto e video miei

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