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Mi ostino a chiamarlo corso

costruire una carriera portatile

Il 29 gennaio parte il mio ennesimo corso per costruire una carriera portatile.

Voglio condividere una piccola riflessione su una delle cose che più amo del mio lavoro.

Ormai sono tanti anni che propongo il corso per costruire una carriera portatile. Sebbene nel tempo lo abbia cambiato diverse volte, l’idea di fondo è rimasta la stessa. Cioè aiutare donne e uomini espatriati a crearsi un progetto di carriera possibilmente trasportabile, e a strutturare la propria vita in espatrio in modo che anche l’identità professionale possa svilupparsi al meglio, integrando tutte le lezioni e le skills che l’espatrio ci dà.

Ed è proprio da qui che parte la mia riflessione di oggi. Riflessione che forse può rispondere a una delle domande che mi viene posta regolarmente quando sta per partire una nuova edizione.

ma il corso va bene anche se non ho ancora deciso cosa fare?

Io mi ostino a chiamarlo corso, ma in realtà sarebbe forse più appropriato definirlo “programma di coaching per costruire una carriera portatile e un progetto di vita in espatrio“.

Il coaching nel corso

Negli anni il coaching si è dimostrato la vera e propria ossatura del corso. E’ lui che fa la grande differenza e il motivo per cui dovrei smetterla di chiarmarlo corso. Durante i tre mesi in cui dura il percorso, le sessioni di coaching sono la parte più intensa. Sono loro che permettono alla partecipante di individuare i propri nodi e focalizzarsi sui suoi veri bisogni. Condizione essenziale per poi porsi un obiettivo e trovare insieme a me le giuste tecniche e azioni per raggiungerlo. Io non insegno niente, semplicemente accompagno.

I moduli

I moduli che fornisco ogni due lunedì sono sicuramente importanti, e tutte le mie partecipanti passate, nessuna esclusa, mi hanno sempre detto che il loro contenuto, anche se magari a volte non direttamente applicabile alla loro situazione del momento, le ha arricchite, ispirate e ha fornito loro degli spunti per passare dal dire al fare.

Il coaching però…

Il coaching però, è il vero momento in cui si definisce il senso di questo percorso. Sono ormai anni che pratico come coach e recentemente mi sono anche certificata con l’International Coach Federation, l’organo massimo che regola questa professione un po’…fantasiosa. Ho ascoltato e accompagnato decine e decine di persone alle prese con le gioie e i dolori del vivere in culture diverse e doversi reinventare in contesti sconosciuti. E soprattutto, è nel contatto con le persone, di ogni razza, credo, provenienza e situazione, che traggo la mia linfa vitale, che mi motiva e mi dà la spinta per essere la professionista e la persona che sono.

 

costruire una carriera portatile

 

Rivedere l’intero progetto di vita all’estero

La seconda parte della mia riflessione riguarda il fatto di non lavorare necessariamente sul discorso della carriera portatile, ma di riflettere insieme, ripulire, analizzare e strutturare l’intero progetto di vita all’estero. Molte persone arrivano al corso apparentemente confuse su che strada professionale intraprendere ora che si sono lasciate alle spalle un lavoro sicuro in patria e si ritrovano in un luogo di cui magari neanche parlano la lingua. E’ però capitato spesso che bastasse una sola sessione di coaching per capire che la reale esigenza della partecipante era di raccogliere i pezzi che l’esplosione dell’espatrio ha gettato a destra e sinistra dentro di lei, analizzarli e ricostruirli in un puzzle che restituisce un’immagine soddisfacente e armoniosa.

costruire una carriera portatile

Esperienza ed empatia

In questo credo di avere sufficiente esperienza ed empatia. Sono ormai 28 anni che giro il mondo con mio marito, reinventandomi ogni volta, e ascoltando, attraverso la mia personale esperienza ma anche la fantastica comunità del sito web che ho creato e che curo amorevolmente da tredici anni, tutte le sfumature che compongono l’avventura del bruciare le proprie certezze in patria e mettersi costantemente in gioco altrove.

Non è un corso, è un percorso

Ecco perchè forse non è così appropriato definirlo corso. In realtà è un percorso, un programma a due, una “camminata” in un mondo affascinante ma spesso destabilizzante, durante la quale con ottimismo, empatia ed esperienza, ci si confronta su possibili soluzioni, stringendo al contempo un rapporto che, felicemente per me, nella stragrande maggioranza dei casi ci accompagna nel tempo anche a corso terminato.

 

Claudia Landini
Gennaio 2018
Foto ©ClaudiaLandini

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