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Bandiere israeliane: a maggio fioriscono come le margherite

bandiere israeliane

Durante il mio soggiorno in Palestina, ogni mese di maggio cominciavo questo post, ma non l’ho mai pubblicato perchè so che Israele è un filo permaloso, soprattutto su questioni di orgoglio nazionale. Incluse le bandiere israeliane.

A Gerusalemme, a maggio, le bandiere israeliane fioriscono come le margherite a primavera. Si vedono ovunque, e non sto scherzando. Sono sui balconi, sugli edifici, sulle macchine, nei negozi, sulla gente, nei baracchini, sulle valigie, i volantini, i passeggini…nominate qualsiasi oggetto di uso comune: a maggio lo vedrete coperto dalla bandiera israeliana bianca e blu.

Ad esempio, guardate questo adorabile e pratico oggetto:

E’ una bandiera israeliana che avvolge la parte posteriore dello specchietto di un’auto. Dato che non c’erano abbastanza bandiere israeliane che svolazzavano in giro, dovevano trovare un posto che non fosse stato ancora sfruttato.

Ero sorpresa di non aver ancora visto dei vestiti fatti con bandiere israeliane, ma un’amica inglese, che vive qui da anni, mi ha rassicurata: a scuola gli studenti devono vestirsi di blu o di bianco, per ricordare i caduti. E poi ho visto questo:

 

 

 

che mi ha davvero ispirata.

E naturalmente, se non hai tempo da perdere per farti fare un vestito dal sarto, puoi sempre avvolgerti in un’enorme bandiera e sentirti felice, come questo ragazzo:

 

bandiere israeliane

 

Non avevo mai visto un paese mostrare la sua bandiera con tanta arroganza, insistenza e compiacimento. Capisco che l’identità nazionale vada nutrita e rinforzata, specialmente in un paese tanto giovane come Israele, dove la maggior parte della gente viene da tutto il mondo con la sua lingua, cultura e tradizioni specifiche, e che hanno bisogno di un forte simbolismo per sentirsi uniti. Naturalmente non si fermano neanche un secondo a pensare a come si possono sentire persone di altri orizzonti (per non parlare dei Palestinesi) di fronte a una tale arrogante mostra di potere e disperata affermazione della propria identità nazionale. Sarebbe troppo chiedere.

ps: in caso non lo sappiate, c’è una legge in Israele che proibisce di mostrare la bandiera palestinese.

 

Claudia Landini
Maggio 2015
Foto ©ClaudiaLandini tranne la principale

Comments (2)

  1. Sì Dorotea, anche noi in Honduras e Perù abbiamo avuto un saggio dell’attaccamento alla bandiera e all’inno nazionale…devo dire che non avevo mai visto una cosa come in israele. E comunque il problema lì è che la bandiera è purtroppo anche simbolo di un’occupazione feroce – per dirti, appena dei settler occupano una casa palestinese, o costruiscono un posto provvisorio in terra occupat (che poi diventerà un insediamento in piena regola) ci piazzano su la bandiera israeliana. Più grande è meglio è.

  2. Cara Claudia, nel fantastico mondo di Oz, per l’Australia Day, il 26 gennaio, é esattamente uguale!!
    Sarà che anche l’Australia é un Paese giovane, che anche downunder la popolazione é estremamente multietnica, ma io ho visto a Perth per la prima volta il “copri specchietto” dell’auto con la bandiera australiana! Oggetti di qualunque tipo con la bandiera, dalle posate ai peluche dei canguri con la t-shirt/flag. Le borse termiche per i pic-nic o i porta penne da scrivania, e potrei continuare a lungo.
    Penso che ci sia davvero il bisogno di costruire un’identità nei paesi giovani. Quando a metà degli anni ’90 vivevo in Messico e la nostra prima figlia ha iniziato le elementari ad ogni occasione veniva cantato l’inno nazionale ed ogni lunedì mattina c’era l’alza bandiera a scuola e tutti gli studenti cantavano l’inno alla bandiera (non sapevo nemmeno che esistessero inni per le bandiere nazionali!). Inoltre agli studenti veniva “insegnato” che non si doveva criticare il presidente della repubblica.
    Ogni volta che vedevo mia figlia cantare l’inno nazionale o peggio, l’inno alla bandiera messicani con tanta verve avevo le lacrime agli occhi. Nostra figlia era molto “messicanizzata”. Poi ci siamo spostati in Venezuela, e così ho scoperto che questo rituale era comune a tutta l’America, per lo meno a quella Latina
    e me ne sono fatta una ragione. Del resto io adoro l’America Latina.
    Cari saluti da Baku

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