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Adattamento acustico

Una riflessione sull’adattamento acustico nelle dinamiche di adattamento culturale.

Mio marito è venuto a trovarci (me e mio figlio) nel posto in cui abbiamo vissuto gli ultimi due mesi – un piccolo appartamento a Gerusalemme, che abbiamo scelto insieme prima delle vacanze estive, e che io e mio figlio abbiamo ammobiliato, sistemato, organizzato.

L’appartamento piace molto a mio marito, e per me è interessante vedere le sue reazioni in un posto che io ho già fatto mio. Gli piace la sua luce, la quiete, il modo in cui abbiamo organizzato gli spazi.

Nei primi tre giorni dopo il suo arrivo, ogni volta che c’era un nuovo rumore mi guardava perplesso e mi chiedeva “e questo cos’è?“. Il fischio della lavatrice, il ronzio del frigo, il rumore dell’ascensore; tutti questi nuovi suoni che aveva bisogno di capire e di collegare a un oggetto o a una situazione.

All’improvviso mi sono ricordata di quando sono tornata dalle vacanze e ho passato un paio di notti dai miei vicini perchè i nostri letti non erano ancora stati montati. Una mattina ho sentito forti voci due strade più sotto, come un grosso gruppo di gente che litigava. Ho pensato che fosse il muezzin, ma c’era qualcosa di strano, era molto diverso dal muezzin a cui ero abituata nel mio vecchio quartiere. La mia amica mi ha rassicurata: era il muezzin. E io ho realizzato che l’adattamento acustico segue esattamente lo stesso percorso dell’adattamento culturale:

  • senti un suono e cerchi di classificarlo secondo la conoscenza che hai di quella cultura (nel mio caso, il muezzin precedente), ovvero, usi la tua esperienza;
  • hai bisogno di capire da dove arriva un certo rumore e legarlo a una situazione, esattamente come hai bisogno di capire un codice o comportamento culturale, e legarlo a un valore;
  • una volta che hai conosciuto e capito quel rumore, non lo senti più, o meglio, non lo registri più (che è quello che stava succedendo a me dopo due mesi in questo appartamento, ma non al marito arrivato di recente);
  • e non in ultimo, un rumore sconosciuto può spaventarti, esattamente come ti spaventi di fronte a un comportamento indecifrabile che la tua cultura ospitante potrebbe presentare.

Godo tantissimo nel fare questo tipo di connessioni. Al punto che riesco a sopportare molto meglio anche il rumore. Tranne quello dei gipponi della polizia, naturalmente.

 

Claudia Landini
Ottobre 2013
Foto: Pixabay

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