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12 anni a Guantanamo, un libro importante

Anche se sono sempre felice di leggere un bel romanzo, il mio genere preferito in assoluto sono le biografie e le storie vere.

Ho da poco letto un libro molto importante, che mi è rimasto (e mi rimarrà) dentro. E’ 12 anni a Guantanamo, di Mohamedou Ould Slahi, un giovane della Mauritania prigioniero nell’infame carcere.

12 anni a Guantanamo non è solo il racconto agghiacciante di cosa vuol dire vivere sotto costante tortura (fisica, psicologica ed emotiva) nella prigione di Guantanamo. E’ anche, e soprattutto, la denuncia di una situazione assurda e inaccettabile.

Mohamedou è stato imprigionato nel 2001 dagli Stati Uniti, che hanno fatto pressione sul governo della Mauritania per catturarlo e consegnarglielo.

Senza alcuna accusa formale, Mohamedou è stato ma interrogato, torturato e sottoposto a enorme pressione solo perchè “sospettato” di tramare contro gli Stati Uniti (dove peraltro non ha mai messo piede).

In gioventù  Mohamedou si era unito ad Al Qaeda per combattere il regime comunista in Afghanistan. Poi rotto i ponti con il movimento per sempre.

Non ci sono prove contro di lui, ma il governo degli Stati Uniti lo tiene a Guantanamo.

La  polizia di Nouakchott, dove viveva e lavorava nel 2001, l’aveva convocato  per “qualche domanda”. La sua famiglia non l’ha mai più rivisto, nè ha saputo cosa gli era successo. E’ stato solo per puro caso che qualche anno dopo, suo fratello, che vive in Germania, ha letto la sua storia nello Spiegel e ha scoperto che Mohamedou è prigioniero a Cuba.

Mohamedou ha cominciato a scrivere a mano il suo libro nel 2002 e quando gli è stata finalmente concessa assistenza legale, ha cominciato a passare parti del manoscritto agli avvocati, che hanno dato il via a una grande battaglia col governo statunitense per poterlo pubblicare.

Il racconto è stato tenuto segreto per sei anni e reso agli avvocati nel 2012, quando è stato consegnato all’editore Larry Siems, che ha potuto finalmente stamparlo, mantenendo intatta la censura. Il libro è pieno di agghiaccianti righe nere, che nascondono nomi e fatti.

Anche così, però, 12 anni a Guantanamo riesce a comunicare appieno l’orrore dell’ingiustizia.

Mohamedou scrive in maniera profondamente umana, il che rende ancora più forte l’assurdità della situazione.

Rimane lucido, focalizzato, a volte riesce anche ad essere ironico e spiritoso. Riesce  persino a dipingere i suoi torturatori senza astio, ma come esseri umani coinvolti in un gioco assurdo.

Leggendo il suo racconto, è impossibile non amare Mohamedou. E’ talmente spontaneo e semplice nel raccontare la sua paura, il suo orrore. Per mesi ha vissuto nel terrore degli interrogatori ripetuti e delle torture. E’ stato privato del sonno, incapace di mangiare, profondamente depresso.

Mohamedou resta in prigione senza accusa. Posso solo sperare che almeno le torture siano cessate. E spero che leggerete il libro e che cercherete di scoprire il più possibile sulla vicenda. Un buon punto di partenza è il sito del libro (non perdetevi il video):  http://guantanamodiary.com 12 anni a Guantanamo è stato scritto in inglese, una lingua che Mohamedou ha imparato in prigione, ed è tradotto in tantissime lingue.

 

Claudia Landini
Novembre 2015
Foto principale tratta dal sito di 12 anni a Guantanamo

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