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I libri ci salvano sempre

i libri ci salvano

Sto affrontando un periodo di grande incertezza sotto molti fronti. Mi ritrovo, impotente, a dover aspettare senza poter far nulla. Come mi era già successo in passato, anche oggi i libri sono i miei alleati. A dimostrazione del fatto che i libri ci salvano sempre. 

Ci sono, nella vita, situazioni nelle quali ci ritroviamo in balia di cose più grosse di noi, e non ci è dato altro che aspettare. Ho vissuto uno di questi momenti quando mia mamma è morta, sola, nella sua casa di cura a Milano. Eravamo in piena pandemia COVID-19, e anche se fossi riuscita ad arrivare in patria, non mi avrebbero certo ammessa al suo capezzale.

Immaginatevi come può passare il tempo in quelle condizioni. A chilometri di distanza, in un paese non mio, lontana da lei che agonizzava, e dai miei fratelli. In attesa di una telefonata che non arrivava mai.

In questo momento sto vivendo una cosa analoga, anche se spero meno grave. Un mese fa sono stata sottoposta a una biopsia midollare e all’ago aspirato del sangue midollare, dopo che i valori delle mie piastrine per un anno intero hanno continuato a scendere, arrivando a livelli allarmanti.

Pensavo che avrei avuto il diagnostico dopo due settimane, com’era stato quando mi ero sottoposta allo stesso esame sette anni fa al ritorno dall’Indonesia, ma a distanza di un mese non si hanno responsi, mentre le mie piastrine continuano a scendere.

Oggi come allora, trovo un conforto immenso nei libri. Ho sentito spesso persone che affermano che leggere, quando hanno la testa piena di preoccupazioni, è impossibile: i pensieri sono talmente ingombranti, che non lasciano spazio per altre parole. A me, per fortuna, accade il contrario. Ogni libro è un privilegio, e penetrarne il mondo mi riempie di una tale gioia, da farmi davvero dimenticare tutto il resto.

Quando mia madre era in coma, durante il giorno inventavo giochi e davo webinar per insegnarli. E anche questa era una cosa potentissima, di cui vi parlerò in un altro post. Di sera, però, arrivava il momento cruciale. Con il buio, i pensieri si facevano più pesanti, l’angoscia più intensa. In quei giorni leggevo Un gentiluomo a Mosca, di Amor Towles. Un romanzo accattivante che narra la storia di un conte russo esiliato all’interno di un hotel, per un motivo che viene svelato solo alla fine. Quello che ci cattura durante la narrazione è la sua vita all’interno della struttura, dove incontra e convive con i personaggi più variegati, e dove va organizzando i suoi limitati spazi.

Un gentiluomo a Mosca è un romanzo dal messaggio forte e con un personaggio che incarna valori profondi, come l’umanità, l’empatia, la gioia di vivere, la cura degli altri, che esprime in maniera delicata e consona alle sue circostanze. Si rivela dunque un racconto profondo, ma al contempo scorrevole e di facile lettura. Non so cos’avrei fatto se non avessi avuto, in quei giorni, il mio conte che mi aspettava sul comodino per intrattenermi con nuove avventure e aneddoti. Quando aprivo le pagine del libro, ero così felice di ritrovarlo, che per il tempo della lettura riuscivo a dimenticarmi che oltralpe mia mamma stava dicendo addio alla sua vita.

Poi ci ha lasciati, mentre io ero alle battute finali del mio Gentiluomo. E quando il romanzo si è chiuso (in modo geniale e inaspettato), temevo che non avrei trovato facilmente qualcosa che mi avrebbe assorbita e coccolata a tal punto. E’ stato mio figlio a venirmi in soccorso, con la sua copia di Il dolore è una cosa con le piume, di Max Porter.

Un libro doloroso, che parla di un lutto importante. E ancora mi tornano alla mente le parole che ho così spesso sentito, in risposta a richieste di consigli di letture per persone che affrontavano periodi dolorosi: “non regalare libri pesanti, tristi o che parlano di morte. Vai piuttosto su qualcosa di leggero“.

Una volta di più, per me ha funzionato il contrario. Nel leggere di quest’uomo che si ritrova solo con i suoi due figli piccoli nell’affrontare la perdita di sua moglie e della loro mamma, ho provato un’ondata di empatia pazzesca, che mi ha travolta. Mi veniva da dirgli “sì, sì e ancora sì!!!”. Capivo tutto, sentivo vicino il corvo, lo amavo, e amavo i due bimbi che si sforzavano di continuare la vita di tutti i giorni, mentre dentro erano devastati. Il finale del libro è il più bello che io abbia mai letto. Piango ancora solo a ripensarci. Raramente un libro mi ha toccata (e salvata) in questo modo.

In questi giorni di attesa di un verdetto che continuo a sperare buono ma che potrebbe anche rivelarsi complicato e difficile da affrontare, l’unico sollievo che avevo era che avrei potuto dedicare tutto il tempo che volevo alla lettura. Perchè quando si aspettano notizie così fondamentali per la propria vita, tutto il resto viene sospeso. E a riprova che i libri ci salvano sempre, ho passato dei momenti in cui riuscivo anche a dimenticarmi che una Spada di Damocle mi pende sulla testa e chissà cosa succederà quando cadrà.

Mi sono immersa nell’infanzia, così sublimemente raccontata, del piccolo personaggio di La settimana bianca, di Emmanuel Carrère, che mi ha toccato il cuore profondamente, rapendomi a tal punto, che per tutto il tempo della lettura per me esistevano solo lui, le sue paure, le sue fantasie e lo chalet immerso nella neve. Ho partecipato anima e corpo ai passaggi di proprietà di una casa nel Brandeburgo con il sublime Di passaggio, di Jenny Erpenbeck, e alle ingiustizie a cui erano sottoposti molti dei suoi abitanti. Ho sentito scricchiolare sotto i piedi le assi di legno, sotto le mani le maniglie arrugginite, e ho cenato e bevuto il caffè guardando il lago, testimone indifferente alle brutture del secolo scorso nella nostra tanto sbandierata Europa.

Ho sofferto e provato immensa rabbia leggendo Non finisce mai, la storia di Sabrina Prioli, e della violenza che ha subito in Sud Sudan. Mi sono lasciata penetrare dalla sua rabbia, e ho provato un fortissimo desiderio di rimboccarmi le maniche per aiutarla nella sua crociata dove purtroppo, spesso, è stata lasciata sola. E ho camminato sui sentieri dell’Abruzzo con Francesca Camilla D’Amico e il suo Altritudini, un viaggio nella natura, nell’animo umano e soprattutto nel valore delle storie.

I libri ci regalano storie a volontà. Ci fanno sentire meno sole, ci fanno ridere, piangere, e ci accompagnano anche quando sono chiusi. Ci dicono che c’è chi ci è già passato. Che le parole non sono un peso, ma possono essere un grande conforto. Perché ci fanno viaggiare in mondi che ci possiamo liberamente inventare. E ci portano, spesso, verso finali che non ci saremmo mai inventate. I libri ci salvano sempre.

 

Claudia Landini
Volterra, Italia
Luglio 2025
Tutte le foto sono mie

 

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