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Ho una gatta: la storia di Grigiotta

grigiotta

La bella storia di una gatta presto expat.

Un paio di settimane fa, ho avuto un incubo terribile: stavo tornando in Italia con la mia gatta Grigiotta, e la linea aerea non voleva farla salire in aereo con me. L’avevano messa in una specie di magazzino, e quando sono andata a vederla, c’erano un sacco di gabbie, tutte aperte, e il posto era pieno di gatti grigi di ogni taglia, e io non riuscivo a riconoscerla. Quest’incubo mi ha aiutata a capire quanto mi stavo preoccupando per lei, e che è giunta l’ora di parlarne. Per fortuna da quando ho cominciato questo post, qualcosa è cambiato.

Grigiotta ha insistito per essere adottata nell’ottobre del 2011, lo stesso mese in cui è morto il mio adorato cane Mitch. Grigiotta non mi lasciava molta scelta: s’infilava rapidamente in casa ogni volta che aprivo la porta, e se la cacciavo fuori, urlava come un’ossessa. Io ero molto triste e Mitch mi mancava visceralmente, lei era adorabile, guardatela quand’è apparsa a casa mia la prima volta:

 

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Ha passato il periodo dall’ottobre 2011 ad aprile 2012 letteralmente sulle mie gambe mentre io lavoravo al computer. Se dovevo alzarmi per andare in bagno, protestava. Mi amava tantissimo, e ogni tanto mi metteva una zampina sulla faccia e mi parlava guardandomi negli occhi. Abbastanza impressionante. Io non sono mai stata un’amante dei gatti, ma di lei mi sono completamente innamorata.

Col passare dei mesi è diventata sempre più indipendente, e nell’ultimo periodo che abbiamo passato nella Peace Forest era quasi sempre fuori casa. Il posto era stupendo per i gatti (e per gli umani): un sacco di alberi, fiori, tetti, topi, uccelli, cavalli, galline, e spazio. Tornava a casa giusto per mangiare ed eravamo fortunati se si tratteneva per più di cinque minuti.

 

I have a cat3

Durante l’estate l’ho lasciata con i miei vicini. Quando sono tornata dall’Italia, sono andata direttamente nel nuovo appartamento, in un quartiere completamente diverso. L’appartamento è al secondo piano di un edificio senza giardino, e la mia fonte primaria d’angoscia, prima di andare a prendere Grigiotta dopo l’estate, era come sarebbe riuscita ad adattarsi al passaggio da una vita selvaggia all’aperto a una dimensione domestica in un freddo appartamento.

Credetemi, mi facevo un sacco di domande. Mi preoccupavo genuinamente per la sua felicità. Mi chiedevo se era giusto portarla via da una vita fatta di natura e libertà, a una dove sarebbe stata bloccata all’interno di un appartamento, a guardare il mondo da una finestra.

Quello che mi convinceva e mi calmava – almeno temporaneamente – era il fatto che io mi sarei presa cura di lei molto meglio di chiunque altro. L’avrei tenuta libera dalle pulci, vermi, l’avrei vaccinata e curata se si ammalava.

I have a cat4Grigiotta si è adattata bene all’appartamento, o almeno, questo è quello che volevo credere. In realtà, man mano che passavano i giorni, diventava sempre più nervosa, miagolava costantemente, e passava un sacco di tempo a guardar fuori dalla finestra.

Sono ripresi i dubbi e l’angoscia: cosa dovevo fare? E’ giusto chiudere un animale in casa solo perchè TU lo ami e vuoi tenerlo con TE? Se davvero mi importava la mia gatta, non dovevo trovare una soluzione che le permettesse di tornare a godere di una vita all’aria aperta, in libertà e movimento?

Alcuni mi suggerivano di lasciarla andar fuori, nel quartiere, ma io avevo paura di perderla. Temevo che sarebbe stato troppo complicato per lei tornare al secondo piano da sola. O che una macchina o una moto la investissero.

Poi mi son chiesta un’altra cosa: cosa faccio con lei quando me ne vado da qui? Cosa faccio se a quel punto mio marito sarà in un paese dove non si possono portare gatti (anche se ne conosco molto pochi), o peggio ancora, dove la metterò quando andrò a trovare i miei figli nei loro rispettivi paesi? O quando vado a passare un periodo da mia madre, che ha già un gatto in casa?

Tormentata dalla pena nel vederla soffrire dentro all’appartamento e l’incertezza per il futuro, ho cominciato ad avere incubi come quello che ho descritto sopra.

DSCN7210 copyE allora ho deciso: è una gatta expat (non ancora, ma lo diventerà) e deve quindi imparare ad adattarsi alle situazioni. Ho cominciato a portarla fuori con un guinzaglio (mi astengo dal condividere i dettagli su come mi sono sentita quando sono uscita la prima volta con un bel gatto grasso e grigio e il suo guinzaglio verde, mentre la accompagnavo e le parlavo).

Dopo un paio di giorni, mi è sembrato che potesse riuscire a tornare da sola. E l’ho lasciata andare. Le ho messo un collare con una campanellina e un’etichetta con il mio numero di telefono, e ho aperto la porta.

Le ci sono voluti due giorni prima di trovare il coraggio di andare in strada da sola, e cinque prima di tornare direttamente alla nostra porta. I primi giorni restava al pianterreno e miagolava come una pazza. Adesso entra ed esce quando le pare, ed è chiaro che si diverte un sacco a star fuori. Quindi il problema è risolto.

Il suo futuro: ho capito un’altra cosa importante, e cioè che mi ama tantissimo. E’ quasi pazza di me quanto io lo sono di lei. Non avevo aggiunto questo elemento alla mia riflessione, ma lo faccio ora. Probabilmente sarà stressata dai traslochi e dal dover stare da amici o in pensione quando io andrò dove lei non può venire, ma io tornerò da lei, e magari un giorno ci sistemeremo insieme in un posto dove staremo molto a lungo. Oltrettutto lei è stata intelligentissima e ha saputo conquistare il cuore di mio marito, quindi ora posso contare anche su di lui, ne sono certa, per aiutarmi nel gestirla.

Adesso l’unico incubo che ho è quando la sento far le fusa nel cuore della notte, e insistere finchè le do tutte le attenzioni che richiede. A quel punto sono completamente sveglia e non mi riaddormento più. Ma la perdono, cos’altro potrei fare???

 

Claudia Landini
Novembre 2013
Foto ©ClaudiaLandini

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  1. Grigiotta mi ricorda la gatta di mia nonna, vissuta a lungo con lei. Era una gatta molto indipendente, si faceva vedere quando voleva ma ho sempre pensato che le volesse un bene dell’anima. Come la tua Grigiotta! Qui i gatti vanno in giro con un campanellino al collo, pensavo per ritrovarli invece mi hanno spiegato che gli viene messo per evitare che spaventino i piccoli animali quando vanno in giro da soli! Si qui escono ed entrano dalle case senza problemi, ho visto gatti scendere dal quarto piano con apposite scalette a chiocciola per gatti 😳

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