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Claudia da Gerusalemme

claudia da gerusalemme

Di nazionalità, appartenenza, identità e origini.

Come molti di voi sanno, l’anno scorso ho cominciato il mio training per diventare coach cross-culturale con l’ICA (International Coach Academy), e mi sto godendo l’esperienza a fondo. Di tutta la palette di strumenti disponibili nell’accademia, le teleclassi sono quelle che più mi appassionano: mi mettono in contatto con la persone, con le quali posso comunicare istantaneamente, e nella maggior parte dei casi mi offrono un’ora di pura gioia intellettuale e umana. La vera ragione però per la quale amo partecipare a queste teleclassi, è che ci si connettono persone da letteralmente tutto il mondo. La varietà dei paesi rappresentati in una sola teleclasse è incredibile – spessissimo ci sono tutti i continenti in una sola chiamata.

claudia da gerusalemmeQuando la teleclasse comincia, la prima cosa che il tutor chiede è chi c’è in linea, e in un gioioso susseguirsi di voci, diciamo i nostri nomi e da dove veniamo. O da dove chiamiamo.

Perchè ecco il punto spinoso: io sono Claudia, e su questo non ci piove. Al momento vivo a Gerusalemme, e anche questo è un dato di fatto. Nessuno potrebbe negare che sono italiana, dato che sono nata in Italia, da genitori italiani, ci ho vissuto per i primi 27 anni della mia vita, e ho un passaporto italiano.

Quindi la cosa più appropriata da dire, se volessi essere precisa e fare in modo che i miei compagni e il mio tutor capissero, sarebbe qualcosa del genere: “sono Claudia, italiana, chiamo da Gerusalemme, dove vivo al momento“. Ok, posso dirlo una volta, due, ma alla fine la gente potrebbe pensare che sono megalomane, terribilmente insicura o semplicemente noiosa.

Vi state forse domandando perchè passo tutto questo tempo su un dettaglio che in fondo alla fine potrebbe non avere nessuna importanza. Se però avete vissuto a Gerusalemme, capite. Chi ha vissuto a Gerusalemme sa anche troppo bene che essere associati a una o altra identità in questo complesso scenario, provoca un terremoto di significati politici, di sentimenti, e di situazioni storiche.

All’inzio, ammetto, non ci pensavo molto. Al contrario, ero orgogliosa di far sapere che chiamavo da un posto così meraviglioso. Dire “Claudia da Gerusalemme” mi piaceva da pazzi. Poi ho realizzato quello che avrei dovuto capire da subito: la gente pensava che fossi israeliana!!! Nella mia ingenuità, pensavo che dato che sono italiana, la gente l’avrebbe capito, ma in effetti come potevano? E ovviamente, appena sentivano Gerusalemme mi piazzavano subito in Israele, perchè agli occhi del mondo Gerusalemme è la capitale di Israele. Nessuno penserebbe mai che sono palestinese e mi saluterebbe con un “a salam aleikum!” (che in ogni caso, potendo scegliere, preferirei di gran lunga).

Prima di venire a vivere a Gerusalemme, non mi importava che mi venisse attribuita una nazionalità diversa dalla mia. Nei vari paesi in cui ho vissuto, quando dicevo che sono italiana, nessuno mi credeva: troppo bionda, occhi troppo azzurri, al massimo potevo essere tedesca, svedese o olandese, e questo non mi ha mai disturbato, anche se ci tenevo a precisare con orgoglio che sono italiana dentro. Non mi sono mai vergognata della mia nazionalità (ok, forse in una paio di occasioni, quando il Bunga Bunga era in auge), e ne sono molto contenta. Sentirsi orgogliosi del proprio paese, sentirsi a posto con le proprie origini, cultura e posto nel mondo, è decisamente un regalo.

Claudia Pisa Coi giovini

L’esperienza delle teleclassi è stata illuminante, perchè come in un gioco di ruolo ho capito cosa vuol dire vergognarsi nell’essere associati a  una determinata nazionalità.

Ho pensato: se in linea c’è anche solo una persona informata su quanto sta accadendo in questa parte di mondo, potrebbe istintivamente prendere le distanze da me. Mentre da italiana mi sono sempre sentita orgogliosa e positiva rispetto alle mie origini, da “israeliana” ho sentito tutto il contrario.

Potreste obiettare che un vero israeliano probabilmente non si sente così, e avete ragione (anche se so che alcuni un po’ si vergognano). Per me è stata comunque un’esperienza interessante, che mi ha forzata a considerare e riconsiderare. Mi ha aiutata a rendermi conto di quanto questi tre anni a Gerusalemme mi abbiano formata. Mi ha fatto capire quanto profondamente ho integrato questo meccanismo di reazione di fronte al fatto che i Palestinesi e Gerusalemme Est semplicemente non esistono sulla mappa, nè nell’agenda mondiale. E quanto questo mi renda orgogliosa.

 

Claudia da Gerusalemme
Febbraio 2013
Foto ©ClaudiaLandini

Comments (0)

  1. Claudia, so recognisable and I think only true when you live in Israel and are not an Israeli. Keep up the good work!!!!

  2. Interessante! I have sometimes used French from abroad or whatever it means. It suits me well and is easier then telling a long story! Baci!

  3. I feel that when someone asks me where I am from, I have to give them the choice: Do they wont the short answer or the long one? Borne in Italy but lived in so many beautiful different cultures. And for 35 years I have shared my life with a British man. Where I am from? It’s easy to say a citizen of this earth!

  4. You are so right, Claudia. ‘Where are you from’ is a nightmare question for me! Sometimes I wish I had a simple answer…but I was a little offended recently when a stranger at Doha airport started speaking to me in Hebrew. ‘Oh, I thought you must be Israeli,’. She said. Must be the nose, I guess…

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