Single Blog

Su Facebook

facebook

Un po’ di tempo fa avevamo amici a cena, ed è partita l’ennesima discussione sull’uso di Facebook. Io e un’amica lo difendevamo, i nostri mariti erano scettici.

Mi è quindi venuta una voglia matta di condividere qui come mi sento rispetto alla faccenda.

Ho cominciato a usare Facebook nel 2009. L’ho fatto per il semplice motivo che le amiche che avevo lasciato in Perù non rispondevano alle mie mail. Se postavo qualcosa sul mio muro, però, saltavano sull’attenti. Non volevo perdere il contatto con loro, e quindi ho cominciato a postare con frequenza, e pian piano ci ho preso gusto.

Oggi ho un profilo personale, su cui accetto solo persone che ho incontrato fisicamente, o con le quali ho avuto degli scambi virtuali importanti, e una pagina professionale, e che uso per comunicare con un pubblico più ampio, e in particolare sui miei interessi appunto professionali.

Mi sento bene con entrambi, e non sono per nulla preoccupata dal discorso della privacy. Dovrei? Sono una persona molto comunicativa, e amo la gente. Qualsiasi cosa mi ci metta in contatto mi va bene. Amo parlare della mia vita privata, e mi illudo che se setto nel modo giusto i parametri della privacy, saranno solo i miei amici a leggermi. E so anche quando fermarmi nel condividere le mie cose. Me lo dice quell’invisibile timone interno che punta nella direzione stabilita dai miei valori.

Una delle critiche più pesanti a Facebook (a parte, naturalmente, quella sulla privacy), è che si tratta di una piattaforma voyeristica dove la gente posta per mettersi in mostra, e racconta la sua vita nei minimi particolari.

Non nego che questo succeda, e sicuramente non contribuisce alla qualità generale del social. Ma Facebook è aperto a ogni singola persona sul pianeta, e sappiamo bene che il mondo è bello perchè è vario.

Personalmente trovo un sacco di cose interessanti su Facebook. A volte mi arrivano notizie ancora prima che siano annunciate sui canali d’informazione che seguo. I miei amici postano cose interessanti e faccio parte di vari gruppi che mi stimolano l’intelletto. Ovviamente sta a me tagliar fuori quelle persone che su Facebook mi informano di quante volte al giorno starnutiscono.

Facebook è anche un mezzo molto utile in caso di emergenze. Se avete un profilo sul quale avete scritto dove abitate, ogni volta che c’è un’emergenza nel vostro paese o città, potete segnalarvi fuori pericolo (non so che terminologia usa Facebook in italiano in questi casi), e credetemi, quando mio figlio era a Parigi durante gli attacchi di novembre, vederlo dichiararsi fuori pericolo è stato un sollievo enorme.

Ovviamente ci sono le pubblicità su Facebook, come su ogni altro spazio che ha come fine ultimo il profitto, ma oso sperare che questo sia chiaro a tutti, dato il mondo in cui viviamo. E in certo qual modo questo ci protegge anche. Se Facebook vuole trarre profitto dai suoi utenti, sarà nel suo interesse mantenerci felici, incluso l’intervenire prontamente in caso di abuso.

Qualche giorno fa mi è arrivata una richiesta d’amicizia da qualcuno che non conoscevo; sono andata a guardarne il profilo e mi si è gelato il sangue quando ho visto una foto mia coi miei figli come sua immagine di testata. L’ho riportato subito, e nel giro di qualche secondo il profilo abusivo era stato rimosso. E questa è stata l’unica brutta esperienza che ho avuto in sette anni di Facebook.

Altri dicono che condividere così tanto in rete permette “loro” di sapere tutto di te. A parte il fatto che “loro”  è sempre un concetto un po’ nebuloso, credo che non sia solo Facebook a permettere la cosa. E se è questo ciò che preoccupa, bisogna smettere di usare tutti gli altri social, di avere un sito web, o un blog, e anche di fare transazioni in linea. Che al giorno d’oggi corrisponde ad avere una vita isolata e perdersi tutti i vantaggi che la visibilità in rete può dare.

E poi naturalmente sono convinta che il modo in cui ci comportiamo su Facebook sia uno specchio delle persone che siamo, e ci sono regole da rispettare – come nella vita reale – che rendono felice la convivenza in uno spazio comune.

Non mi piace chi riempie sistematicamente il mio muro con notizie, idee, articoli, vignette e compagnia. Il muro è mio e gli altri sono ospiti. Apprezzo che la gente mi faccia sentire pensata e occasionalmente condivida qualcosa di intelligente, affettuoso o buffo, ma se tutti i miei amici dovessero postare sul mio muro con frequenza, non sarebbe più il mio muro.

Lo stesso succede sul gruppo FB di Expatclic che gestisco col mio team: eravamo talmente inondate di richieste e messaggi promozionali di blog e siti di altre persone, che abbiamo dovuto cambiare le impostazioni del gruppo, e inserire l’approvazione degli amministratori ai post, prima che diventino visibili. E’ stata una triste decisione perchè ovviamente inibisce la spontaneità, ma necessaria. E mi piace così tanto avere un muro pulito, dove appaiono solo i post di chi di fatto partecipa nella vita della comunità.

Inoltre, non accetto richieste di amicizia sul mio profilo personale da persone che non conosco. Mi dispiace doverle rifiutare, ma voglio che il mio profilo personale abbia un tocco famigliare, cosa che non accadrebbe se fosse pieno di commenti di persone che han visto semplicemente qualcosa di mio in rete, ma che non mi conoscono affatto.

Ci sono un sacco di altre cose e di codici invisibili che uno può decidere di applicare usando i social, e non starò ad annoiarvi analizzandoli tutti, ma credo che anche questo sia parte del divertimento: internet ci sfida a trovare nuovi modi di comunicare, a esplorare nuovi codici comportamentali e a condividere inediti concetti di coabitazione virtuale. Non mi perderei tutto ciò per niente al mondo!

 

Claudia Landini
Maggio 2016
Foto: Pixabay

Comments (0)

claudialandini.it © Copyright 2018-2021