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Donne che mi hanno resa quello che sono

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Oggi è la Giornata Mondiale delle Donne. Voglio fermarmi a rendere omaggio alle incredibili donne che mi hanno reso quello che sono.

 

Venti e passa anni fa, un amico mi ha regalato una carta astrologica. Una delle cose che chiesi all’astrologo fu se avrei avuto un altro bambino (il mio primo era già nato) e se si poteva sapere se sarebbe stato maschio o femmina. Lui sospirò, e mi disse che era impossibile saperlo, ma che dato che la mia vita era palesemente marcata da una forte presenza maschile, molto probabilmente sarebbe stato un altro maschio (e in effetti lo fu :-).

Quell’appunto sulla presenza maschile nella mia vita mi aveva colpita, e mi sono chiesta spesso se era vero. Certo, in qualche modo ho sempre avuto più uomini intorno nel mio quotidiano. Ho perso mia sorella, ma ho ancora i miei fratelloni. Ho sposato un uomo e ho avuto due figli. Persino il nostro cane di famiglia era maschio (va beh, adesso ho una gatta femmina…). Il mio futuro genero è un uomo.

Se però penso agli esseri umani che mi hanno resa quello che sono oggi, se faccio un bilancio di quali sono stati i più grandi contatti a livello umano e intellettuale, se ripenso a quei momenti che mi sono entrati dentro profondamente e mi hanno cambiata per sempre, vedo solo donne.

E oggi voglio celebrarle con un modesto tributo.

Primo di tutto il mio modello, la donna che mi ha insegnato ad essere madre, il più fulgido esempio del fatto che si può essere e fare tutto quello che si vuole, e farlo bene: Jackie Bhabha. Ho avuto il privilegio di curare i suoi bambini quando vivevo a Londra secoli fa. Ricordo quel periodo come uno dei più importanti per il mio sviluppo personale. Guardavo Jackie con i suoi bambini e mi dicevo che se mai sarei diventata madre, avrei usato tutto quello che avevo imparato da lei. E l’ho fatto. Se i miei figli sono così stupendi, lo devo in parte anche a lei 🙂

donneStephanie era il mio aiuto domestico a Brazzaville. Da noi lei ha imparato come funziona un WC e come pulire a fondo un pavimento. Io ho imparato molto di più da lei. Ho imparato cosa vuol dire nascere donna nel posto sbagliato; e ho capito il significato della parola “sacrificio” quando un giorno mi ha teso con soddisfazione un pugno di banconote per comprare un letto che avevo messo in vendita: aveva risparmiato per sei mesi perchè lei e sua figlia potessero finalmente dormire in un letto, e non su un materassino a terra.

Ho conosciuto Maria a Lima, Perù. Era anziana e malata, ma siamo riuscite a passare un pomeriggio insieme, bevendo tè e chiacchierando. O meglio, mentre io ascoltavo la sua incredibile storia di vita, e capivo attraverso di lei cosa vuol dire davvero vivere secondo i propri valori. Maria ci ha lasciate, ma non dimenticherò mai quel pomeriggio e come mi ha aperto la mente e il cuore.

Jean Calder è un essere umano meraviglioso, una delle donne più intelligenti, equilibrate e lucide che abbia mai incontrato, con un cuore pieno di giustizia, amore e tenerezza. Da giovane ha lavorato per la Croce Rossa in Libano, dove ha adottato tre profughi palestinesi orfani, tutti con diverse disabilità. Ha raccontato la storia della sua vita in uno dei più bei libri che io abbia mai letto, Where the road leads. Vorrei che Jean avesse ancora una vita intera davanti, per continuare a ispirare il mondo e dare speranza ai palestinesi.

 

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Quando ho conosciuto Dalal (terza da sinistra), la figlia di Jean, a Ramallah

 

Egidia Beretta è la madre di Vittorio Arrigoni. L’ho conosciuta nella triste occasione dell’uccisione di suo figlio a Gaza nel 2011. Non so descrivere l’empatia che provo per lei, e quanto ammiro il modo in cui porta avanti il brillante lavoro di Vittorio in difesa della Palestina. Non riesco a immaginare come una madre colpita da una tale tragedia possa trovare la forza di alzarsi tutte le mattine. Eppure lei gira per tutta l’Italia parlando della situazione della Palestina e della brutalità dell’occupazione israeliana. Incessantemente e instancabilmente.

Non conosco Irina Lucidi personalmente. Ho seguito la terribile vicenda della scomparsa delle sue gemelle nel 2011. Quando Concita De Gregorio ha raccolto e pubblicato la sua storia in uno dei libri più importanti che ho mai letto,  Mi sa che fuori è primavera, ne sono stata profondamente toccata. Dopo che il suo ex marito le ha portato via le figlie, Irina ha  creato una fondazione che aiuta i genitori di figli e figlie scomparsi. Ancora un modo estremamente umano di trasformare una tragedia in qualcosa di utile per gli altri.

Perchè questo è quello che fanno le donne: danno vita, continuamente – e non solo a figlie e figli.

 

Claudia Landini
Marzo 2019
Foto ©ClaudiaLandini
tranne la principale, ©RajanAdhikari

 

 

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